INVERNO MOLTO MITE MA ALBERI ANCORA COMPLETAMENTE SPOGLI

CERCHIAMO DI CAPIRE COME MAI

 

Mancano pochi giorni alla fine dell’inverno meteorologico ma in questi due mesi abbiamo visto susseguirsi, una dopo l’altra molte perturbazioni atlantiche (ne sono transitate più di 20 da inizio anno) con poche e brevi pause. Ovviamente, trattandosi di aria atlantica, le temperature si sono mantenute quasi costantemente sopra la media, con pochissime gelate in pianura. L’immagine 1 qui a fianco  è eloquente e mostra chiaramente che la mitezza non ha interessato solo l’Italia ma gran parte dell’Europa (Fonte immagine: NCEP/NCAR Reanalysis). Nonostante tutto, però, gran parte delle colture arboree non mostra segnali di risveglio, cosa che invece non accade per le colture floreali e per i fiori selvatici, come mai?

Per rispondere a questo quesito occorre fare un passo indietro: si è detto che sull’Italia sono transitate molte perturbazioni atlantiche portando parecchia pioggia (a Torino sono caduti 280 mm di pioggia e a Masone, sull’Appennino ligure più di 900) con conseguente mantenimento delle temperature massime giornaliere sotto i 10 gradi. Per le piante, a differenza dei fiori, dove bastano poche notti miti per “svegliarsi”, non basta la mitezza notturna ma occorre che le temperature medie giornaliere siano elevate e, a causa della pioggia e dell’assenza quasi costante del sole, le temperature medie giornaliere si sono mantenute quasi sempre sotto gli 8 gradi centigradi.

In bioclimatologia ci sono molti indici che valutano lo sviluppo vegetativo, il più utilizzato è l’Indice di Huglin, calcolato, secondo la formula, indicata nell’immagine 2 con la sola eccezione che va calcolato a partire dal 1° gennaio, qualora si verifichino giornate con temperature superiori ai 10°C, la K è semplicemente una costante, che varia in base alla latitudine e, per il Piemonte è uguale a 1,02. Dopo aver fatto qualche calcolo si scopre facilmente che quest’anno, nonostante la mitezza di cui tanto si è discusso, si sono accumulati appena 1,2  gradi utili, nelle sole giornate del 9 e del 12 febbraio; volendo fare un confronto con l’anno scorso, in cui l’inverno è stato decisamente più freddo, si scopre che i gradi accumulati furono ben 22, grazie a una prima decade di gennaio con temperature minime superiori ai 5 gradi e massime prossime ai 20.

Come evolverà questa situazione? Ovviamente al momento è impossibile stabilirlo, ma se si dovesse continuare con questo trend, difficilmente vedremo le piante sbocciare e fiorire: per farlo servirà una serie di giornate soleggiate con temperature massime sui 15-18 gradi e, se non dovesse succedere, probabilmente le prime colture a fiorire (mandorli e albicocche) lo faranno solo a marzo inoltrato ma questo non può che essere un vantaggio perché si eviteranno fioriture in un periodo ancora favorevole a gelate tardive. Nell’ultima foto, la situazione delle viti a Calosso (AT), nella giornata del 18 febbraio: si può notare come le gemme siano ancora totalmente dormienti,  come giusto che sia, dato che siamo ancora in inverno, ma nel 2007 proprio in questi giorni si notavano le prime gemme gonfie, pronte a sbocciare a inizio marzo, bruciando tutti i record storici di precocità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per tornare indietro fare click qui